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SERVIZI DI LUSSO COL COVID-19 E TREND PER IL 2020

L’industria del lusso italiana, di cui fa ovviamente parte anche la nostra hotellerie haute de gamme, è intrinsecamente dotata di risorse manifatturiere, creative e imprenditoriali uniche, ha le carte in regola per rilanciarsi e tornare a occupare il suo importante ruolo nei mercati di tutto il mondo. Esistono però alcune priorità: nel breve periodo la tutela delle filiere in difficoltà; nel medio periodo la trasformazione digitale, il rilancio del turismo – che è strategico per tutti i settori – e un’attenzione ancora più forte alla sostenibilità ambientale e sociale.

 

Dopo un 2019 conclusosi con un ultimo trimestre positivo e un inizio di 2020 molto promettente, l’industria dei beni personali e dei servizi di lusso è stata colpita duramente dalla crisi dovuta alla diffusione del virus COVID-19 e ai conseguenti lockdown nazionali, portando segni negativi in tutte le categorie merceologiche e in tutti i mercati per l’anno in corso. Secondo molti analisti del settore, la Pandemia ha colpito da subito l’industria di prodotti e servizi upmarket, destinati tendenzialmente a una clientela HNWI, portando a un immediato calo di fatturato del 20% rispetto allo stesso periodo dell’esercizio precedente a livello globale. Nonostante tutto, si intravedono alcuni segnali di ripartenza e i forecast sui trend di lungo periodo rimangono positivi con una crescita annua del 2-3% da qui al 2025. L’industria del lusso italiana, di cui fa ovviamente parte anche la nostra hotellerie haute de gamme, è intrinsecamente dotata di risorse manifatturiere, creative e imprenditoriali uniche, ha le carte in regola per rilanciarsi e tornare a occupare il suo importante ruolo nei mercati di tutto il mondo. Esistono però alcune priorità: nel breve periodo la tutela delle filiere in difficoltà; nel medio periodo la trasformazione digitale, il rilancio del turismo – che è strategico per tutti i settori – e un’attenzione ancora più forte alla sostenibilità ambientale e sociale. Le stime degli analisti della luxury industry indicano che i consumi del settore registreranno un calo di circa il 25% a tassi costanti nel primo trimestre 2020 (rispetto allo stesso periodo del 2019), con diversi livelli di magnitudo tra geografie a seconda delle tempistiche di lockdown e riaperture. Per la seconda metà dell’anno, si prevede una contrazione tra il ±0/-10% e il -20/-25%, al variare della velocità di ripresa del consumo locale e del turismo, e che implica una decrescita nel 2020 tra il -20/-25% e il -30/-35%.In un ottica di long run (oltre i 18 mesi dove rientrano in gioco tutte le variabili di produzione, capitale, tecnologie e leggi/regolamenti), si potrebbe pensare che L’evoluzione del mercato globale si imposterà su quattro driver chiave: macro-trend regionali, consumer confidence locale, flussi turistici e, soprattutto, azioni/strategie proattivamente implementate dai brand. Il ritorno ai livelli (in valore assoluto) del 2019 è previsto nel 2022 o nel 2023, con diverse traiettorie di crescita nei prossimi anni. L’industria dei beni e servizi personali di lusso dovrà confrontarsi con cambiamenti e forze perturbanti nei prossimi anni, ed è principalmente nelle mani dei player (tra i quali direttamente o indirettamente ci siamo anche noi Clefs d’Or) di questo comparto rimodellarlo di conseguenza, a partire da ora: mentre reagiscono in modo da navigare la crisi attuale, i brand devono pianificare adesso come intendono guidare la trasformazione dell’industria, partendo dal consumatore. Vediamo ora un po’ più da vicino il caso di tre servizi orientati a una clientela luxury e strettamente connessi al mondo dell’hospitality penta stellata. Andiamo a dare un’occhiata a quella che sembra essere la situazione attuale di NCC/Limo Service, locazione e noleggio nautico e aviazione privata. Cominciamo perciò dal primo, il noleggio NCC. Gli osservatori, e gli altri enti nazionali preposti al “monitoraggio” del settore dei noleggi con conducente, riportano stime di fatturato caratterizzate da forti perdite e una grave crisi di settore. Sfortunatamente, a causa della natura stesse delle aziende e della distribuzione delle licenze sul territorio nazionale, non è semplice quantificare in maniera ponderata quali siano state le perdite fino ad oggi rispetto all’esercizio precedente, ma un termine di paragone eloquente è fornito dalla situazione nella nostra amata Capitale rapportabile, con le dovute proporzioni e cautele, a tutto il territorio nazionale. A Roma infatti, tra i 1025 con autorizzazione del Comune e gli 800 circa della provincia e dell’area metropolitana sono quasi duemila i conducenti che operano intorno alla Capitale rimasti senza reddito. La situazione è resa molto difficile anche dal fatto che nonostante le entrate si siano praticamente azzerate, le spese fisse sono rimaste invariate: leasing o finanziamenti, affitto delle rimesse, Contributi Inps, Inail e pagamento dell’Irpef. Come per molte altre attività, tutti i fattori sopracitati sono andati a incidere fortemente sulla liquidità disponibile in cassa, mettendo in forte dubbio il proseguimento dell’attività per molti operatori che non sempre possono accedere a linee di credito, utili a ricapitalizzare nel breve periodo ma che creerebbero nuove liabilities in ottica di bilancio. Una categoria, quella degli autisti NCC con cui ci relazioniamo quotidianamente, per la quale la fase 2 è ancora complicata perché strettamente connessa ad attività turistiche e alberghiere che non riprenderanno le operazioni nell’immediato. Esistono forti criticità pratiche legate alla ripresa dei flussi di cassa. Tendenzialmente si teme che il settore NCC andrà in sofferenza per molti mesi perché strettamente legato al turismo internazionale e allo svolgimento di eventi congressuali. Ad esempio, sembra che dagli Stati Uniti i tour saranno ‘bookizzati’ solo a Marzo 2021, questo significa che le persone si avvarranno dei loro servizi a Maggio-Giugno 2021. Nel frattempo però, rimanendo senza reddito e con spese vive da sostenere molte delle PMI del settore saranno costrette a valutare se sarà possibile continuare ad erogare tale servizio o optare per scelte più dolorose dal punto di vista aziendale. Per quanto riguarda l’operatività vera e propria, la sanificazione taxi ed auto con conducente NCC è obbligatoria e prevista per legge dagli ultimi DPCM con le linee guida dettate dall’Istituto Superiore di Sanità. L’attenzione per prevenire il contagio da Covid-19è massima, soprattutto in questa sorta limbo dantesco che è quello della Fase 2 dell’emergenza Coronavirus. Attenzione massima quindi, sia sui taxi e sulle auto del noleggio con conducente sono in vigore rigide regole di sanificazione. I conducenti di taxi e NCC infatti devono rispettare l’obbligo di legge che prevede l’igienizzazione e sanificazione della propria auto dopo ogni corsa e quella di indossare mascherine e guanti alla guida. Il titolare del taxi o dell’NCC deve provvedere personalmente alla pulizia e sanificazione dei posti posteriori dove accedono i passeggeri, in particolare le maniglie esterne ed interne ed i punti più esposti. È raccomandato (ma non obbligatorio) dotare le vetture di paratie divisorie in plexiglass per separare l’autista e garantire la sicurezza dai passeggeri e con una apertura per consentire il pagamento e consegnare la ricevuta di pagamento. Per quanto riguarda le corse in taxi e nelle auto degli NCC durante l’emergenza Coronavirus sono ammessi a bordo massimo due passeggeri, che devono sedere obbligatoriamente nei posti dietro indossando i dispositivi di protezione individuale. Nelle vetture omologate per il trasporto di sei o più passeggeri non ci possono essere più di due passeggeri per ogni fila di sedili. (Il prossimo appuntamento vi aspetta con “la nautica e la locazione da diporto”).

Gianluca Guddelmoni

 

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