In albergo quando un ospite mi chiede di preparare un percorso per un’escursione o una gita, mi sento come se mi mettesse alla prova per dover dimostrare che le chiavi che noi Concierges portiamo sul bavero della giacca, siano realmente quelle che aprono le porte della città dove noi operiamo, intese come l’accesso a tutto ciò che all’ospite serve conoscere. Perciò organizzeremo una splendida gita di una giornata, dando anche cenni storici, culturali ed enogastronomici che daranno la possibilità di esplorare una parte della Sardegna…
La gita odierna consiste nella visita al parco marino naturale dell’arcipelago della Maddalena, a bordo di una barca ittiturismo, un gozzo di 10 metri, cabinato e zona aperta con tendalino. Pietro è un pescatore della Maddalena coadiuvato da sua madre Agnese che oltre ad aiutare Pietro negli ormeggi è anche una ottima cuoca. L’albergo da cui partiamo si trova a Cala Battistoni, la moderna Baja Sardinia costruita negli anni ’60, non lontano dalla Costa Smeralda. Porto Cervo dista solo pochi chilometri, il porto di Poltu Quatu a solo due chilometri. L’arcipelago della Maddalena è un insieme di sette isole, fino al Cinquecento abbandonate; solo dopo il secolo successivo le isole si ripopolarono con l’arrivo di famiglie di pastori corsi. Nel 1720 la Sardegna sotto i Savoia, e le cosiddette isole intermedie (allora si chiamavano così per la posizione tra Sardegna e Corsica) furono rivendicate al Piemonte. Il gruppo di pastori accettando l’annessione alla Sardegna, chiese la presenza di un presidio militare che avrebbe potuto difendere le isole dai pirati. Solo intorno al 1770 un gruppo di marinai e pescatori corsi fondò il primo nucleo cittadino alla Maddalena, esattamente a cala Gavetta. La gita inizia alle 9:30 del mattino a Poltu Quatu, ci imbarchiamo per raggiungere dopo circa 20 minuti Cala Coticcio, a sud di Caprera. Difficilmente raggiungibile via terra, ribattezzata dai turisti spiaggia di “Thaiti”, è un luogo di incomparabile bellezza e non ha niente da invidiare alle spiagge caraibiche. Situata sotto il monte Teialone che rappresenta la punta più alta dell’isola di Caprera e dove spesso dalla spiaggia si possono vedere anche le capre selvatiche che vivono nell’isola. “Thaiti” è meta di molteplici turisti che con le barche passano la notte, ormeggiati a ridosso del maestrale. Arrivati alle boe che delimitano la spiaggia e dove buttiamo l’ancora, qualcuno alla vista di queste acque trasparenti, non resiste al primo tuffo della giornata. Dopo essere risaliti tutti a bordo, Signora Agnese ci ha preparato un rinfresco con stuzzichini e bruschette a cui noi non ci facciamo pregare. Costeggiando l’isola si parte e andiamo a salpare le reti, che Pietro di buon mattino aveva impostato nei luoghi dove lui è solito pescare. Siamo tutti curiosi di sapere cosa c’è nelle reti, perché da quello dipende il pranzo della giornata. Pietro ci rassicura che comunque, anche dai pesci meno pregiati signora Agnese è capace di farci gustare ottimi piatti degni dei migliori gourmet stellati. Quindi: antipasti, insalate di polpi, zuppette, grigliate, fritture etc. il tutto annaffiato con un ottimo vino di Gallura DOC dal colore paglierino che con il pesce si esalta nei profumi e sapore. Finita l’operazione del recupero delle reti sempre costeggiando possiamo intravedere la casa bianca dell’eroe dei due mondi, Giuseppe Garibaldi. La selvaggia bellezza lo aveva ammaliato fin dall’epoca del suo confino forzato e dove, poi, coadiuvato da vecchi compagni d’armi, costruì una casa in stile uruguaiano, con quattro stanze dove, anche spinto dalla sua artrite che lo consigliava al riposo, creò un’azienda completamente autosufficiente. Allevò animali, piantò frutteti, edificò un mulino a vento e si servì di una macchina a vapore per pompare l’acqua. Dal 1882 anno della sua morte, la casa è monumento nazionale. La tomba è situata nel giardino sotto un enorme masso di granito assieme alle altre tombe di famiglia, ha un picchietto d’onore della marina militare. Ancora oggi si recano a far visita quotidianamente al museo, persone di ogni ceto, dove vi sono conservati cimeli dell’epopea garibaldina di libertà. Proseguendo la navigazione passiamo sotto al ponte che collega Caprera all’isola della Maddalena, che superiamo lasciando la cittadella sulla nostra destra e superando lo sperone granitico di cava francese. La Maddalena in passato era rinomata per il suo granito di ottima qualità e con il quale furono costruite anche parti della diga di Asswan in Egitto. A causa dei rincari dei trasporti, oggi è diventato poco competitivo e l’isola vive soprattutto di turismo. Poco dopo arriviamo all’isola di Spargi e approdiamo al molo, dove una volta scesi a terra, facciamo il bagno e passeggiamo sul bagnasciuga di Cala Corsara. Questo è un parco marino naturale, le soste sono regolamentate dalla direzione del parco e dunque, siamo tenuti a rispettare la sosta massima di un’ora. Finito il tempo a disposizione, ripartiamo per dirigerci a Budelli e ammirare da più vicino possibile la Spiaggia Rosa. Il colore della sabbia è dato dai residui fossili e coralli che per un complesso ciclo di correnti creano queste tonalità di rosa. Da qui proseguiamo per il “Manto della Madonna”, una baia dai colori turchesi che ricordano i colori del manto della Vergine. Qui consumeremo il nostro pranzo al riparo del moto ondoso, nonostante siamo a poche miglia dalle bocche di San Bonifacio, solitamente note per il mare di burrasca, ma qui è sorprendente ormeggiare la barca nella baia, come in un’enorme piscina. Ancora una volta non resistiamo ad un tuffo dalla barca, prima del pranzo. Fine pasto con caffè e ciambellone della signora Agnese che si merita tutto l’applauso nel brindisi di fine pranzo. Dopo il canonico riposino post pranzo, prua a 180 gradi direzione la Maddalena dove, come Garibaldi nel 1849, sbarchiamo proprio a cala Gavetta, la vecchia città storica. Ormeggiamo e facciamo due passi nel centro storico; visita alla piazza XXIII Febbraio, data della cacciata dei Francesi dalle isole a cui è dedicata una colonna di granito con effige di Garibaldi. Prendendo via XX settembre si giunge nella piazza Garibaldi, dove è situato il municipio con ancora visibile una palla di cannone, fra le tante scagliate dai Francesi. La piazzetta graziosissima e raccolta nella sua sobria eleganza è il salotto dei Maddalenini, con i suoi molteplici negozietti, bar-gelaterie e dove noi ci facciamo tentare da un affogato al caffè. Spalle al porto vediamo la chiesa parrocchiale di S. Maria Maddalena, dove nella sacrestia è possibile vedere i candelabri e la croce d’argento che l’ammiraglio Nelson donò alla città al momento della sua partenza nel 1804. La flotta soggiornò alla Maddalena per circa un anno e da qui partì per inseguire la flotta francese fino al momento della storica battaglia di Trafalgar. Il tempo scorre veloce ed è già arrivata l’ora di tornare in barca per navigare ancora un po’ prima di rientrare in Albergo. Perciò, costeggiamo l’isola di S. Stefano, in direzione Palau. L’isola nel 1793 fu tentativo di un’occupazione francese, alla quale partecipò anche il giovane Napoleone Bonaparte. I Francesi, una volta occupata l’isola, iniziarono a cannoneggiare la cittadina della Maddalena ma i difensori, durante la notte, trasportarono un cannone vicino alla costa del Lato di Palau da dove riuscirono a bersagliare la nave ammiraglia della loro piccola flotta, organizzando così lo sbarco sull’isola grazie al quale sbaragliarono la guarnigione avversaria. Superiamo il golfo di Arzachena e già intravediamo gli yachts che si stanno posizionando davanti al “Phi Beach” al “Forte Cappellini” ,il locale più trendy del momento. Arriviamo in porto che sono le 18:30 e tra gli abbracci dell’equipaggio, ci rimandiamo alla prossima gita.
Nicola Ena
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