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OSPITALITÀ SOLIDALE AI TEMPI DEL COVID-19

Il Palazzo Lovera di Cuneo, ha aperto le porte del suo hotel per far fronte all’emergenza del Coronavirus, offrendosi di accogliere il personale sanitario e coloro i quali, coinvolti dal COVID-19, richiedano di trascorrere fra le sue mura, la quarantena obbligatoria post ricovero ospedaliero. A farlo non è stato il solo, tanto che a Roma la Marriott International ha fatto altrettanto, mettendo a disposizione dei contagiati il Marriott Rome Centrale Park. 

La recente iniziativa del nostro Presidente Onorario Giorgio Chiesa e della sua famiglia, oltre che essere motivo d’orgoglio per tutti noi ambasciatori delle Clefs d’Or Italiane, mi ha spinto a fare una riflessione ed indagare gli esempi di ospitalità e solidarietà legati a questo momento così delicato per il turismo e per l’industria alberghiera. Il bel gesto di Giorgio e famiglia, che hanno aperto le porte del loro Hotel, il Palazzo Lovera di Cuneo, offrendosi di accogliere il personale sanitario e coloro i quali, coinvolti nell’emergenza COVID-19, avessero bisogno di un ricovero dove trascorrere l’isolamento. Fortunatamente non è l’unico esempio di “Ospitalità solidale” alla quale stiamo assistendo nel nostro Paese. E’ di pochi giorni fa la notizia che la Marriott International ha deciso di destinare il Courtyard by Marriott Rome Central Park, che si trova a pochi passi dal Policlinico Gemelli, in sinergia con la direzione sanitaria di quest’ultimo, alle convalescenze dei pazienti positivi al Coronavirus. L’Hotel in questione, di proprietà della famiglia Ferro, metterà a disposizione le sue 162 camere ed il suo elevato standard di sicurezza per accogliere i pazienti dimessi dal Policlinico Gemelli che necessitino di un’ulteriore periodo di isolamento e sorveglianza sanitaria. Ci sono anche altri casi in cui le strutture ricettive indipendenti, cosi come le grandi catene internazionali, hanno dimostrato grande sensibilità a quest’emergenza sociale cosi come già fecero in passato, quando accolsero vittime di catastrofi naturali, nei purtroppo, frequenti terremoti che hanno funestato il nostro Paese, oppure in occasione del disastroso Tzunami che sconvolse il sud est asiatico nel 2004. Il mondo dell’accoglienza alberghiera anche nel passato meno recente è stato spesso in prima linea nelle emergenze umanitarie, come ci racconta lo storico britannico Kenneth Morrison nel suo interessante articolo “A brief history of Hotels in times of crisis” pubblicato su Al-Jazeera network. L’autore sottolinea come gli Hotels, che nell’immaginario comune sono associati ai piaceri di una vacanza oppure ai viaggi per affari, possano rapidamente adattarsi a realtà ed operatività inaspettate. A causa della chiusura forzata diverse strutture sono state abili ad adattarsi diventando presto indispensabili per accogliere team sanitari stranieri e pazienti bisognosi di isolamento sanitario: questo vitale supporto logistico fu fondamentale anche nel secolo scorso in diversi scenari di crisi internazionali durante i quali i servizi degli Hotels coinvolti ebbero un ruolo molto importante. L’Hilton ed il St. George di Beirut furono, addirittura, militarizzati durante la “Battle of the Hotels” nel 1975 mentre il Palestine di Baghdad e l’Holiday Inn di Sarajevo continuarono ad accogliere e servire, soprattutto giornalisti, sotto le bombe fino a guadagnarsi lo status di “War Hotels”. Una ventina di Hotels di Berlino furono destinati, in seguito ad un accordo con il governo Tedesco, ad accogliere rifugiati stranieri mentre il Captain Elias Hotel, nell’isola greca di Kos, è stato per un periodo centro di accoglienza per profughi Siriani grazie ad un accordo con l’organizzazione umanitaria UNHCR. Ci sono stati anche casi curiosi come la destinazione d’uso provvisoria toccata in sorte al Ritz-Carlton di Riyadh che nel 2017 conquistò l’appellativo di “Five-Star Prison” quando alcuni cittadini Sauditi vi furono trattenuti con accuse di corruzione. Nello scorso mese di Marzo, a causa di un ospite positivo al COVID-19, tutti gli ospiti dell’H10 Costa Adeje Palace Hotel, nell’isola spagnola di Tenerife, sono stati messi in quarantena all’interno dell’albergo, una misura resa possibile dalla naturale separazione degli ambienti e dalla possibilità di servire i pasti con la modalità del room-service, mantenendo il distanziamento sociale necessario per limitare il contagio. I nostri luoghi di lavoro, i nostri prestigiosi Hotels, possono quindi recitare un ruolo importante nel contenimento e nel contrasto della pandemia in corso, grazie alla disponibilità e al generoso impegno delle proprietà, dei management e dei dipendenti, per far si che possano quanto prima tornare a svolgere il loro compito naturale: accogliere, coccolare ed emozionare gli ospiti senza le paure e le preoccupazioni che stanno caratterizzando questo difficile momento storico.

Massimo Cusseddu

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