NAVIGLI

L’ESTATE TURISTICA DA DIMENTICARE

TURISMO: IL CROLLO DI PRESENZE NELLE CITTA’ D’ARTE ITALIANE

All’alba del mese di agosto sta procedendo molto a rilento il turismo nelle città d’arte italiane, l’affluenza è ben lontana dagli anni precedenti alla pandemia. Mentre nei centri storici quest’anno sembra difficile ripartire, le località balneari, montane e lacuali lanciano segnali positivi che fanno ben sperare nella lenta ripresa dell’economia…

 

Quest’anno la pandemia di Coronavirus ha avuto un impatto significativo sul turismo italiano; l’assenza quasi totale delle presenze straniere sta mettendo pesantemente in ginocchio l’economia delle città d’arte. Roma, Venezia, Milano, Firenze, Napoli tutte insieme valgono un terzo del turismo nazionale che secondo Confesercenti si apprestano a perdere nel 2020 quasi 34 milioni di presenze turistiche estere. Questa drastica sospensione dei visitatori che continuano a spopolare le principali piazze italiane causerà una perdita di fatturato di circa 7 milioni di euro. Per quanto concerne il calo dei visitatori la situazione più nera ricade su Venezia, dove il bilancio risulta inevitabilmente desolante: la città lagunare, simbolo del turismo Made in Italy ed una delle mete più ambite a livello globale, si è vista annullare due importanti appuntamenti a forte richiamo turistico, quali la Biennale Architettura a maggio e i fuochi d’artificio del Redentore a luglio, ma a posare un enorme macigno sull’estate del turismo veneziano e nazionale è la mancanza del visitatore intercontinentale: statunitensi, russi, cinesi e giapponesi. Sono questi i segmenti turistici con la più alta propensione alla spesa che ripartivano carichi di borse delle grandi firme della moda dopo aver soggiornato in strutture alberghiere di lusso. Dopo Venezia a soffrire della crisi sanitaria è Roma, dove si stimano perdite di 2,3 miliardi di consumi dei viaggiatori, segue Firenze con perdite che si attestano per 1,2 milioni e infine Milano per 900 milioni. E se nell’anno della pandemia le città d’arte sembrano avere la peggio con i loro centri storici semideserti e avvolti in un silenzio spettrale, in cui la paura del contagio spinge quei pochi flussi di visitatori europei a preferire gli appartamenti rispetto agli hotel, il turismo italiano post Covid comincia a dare alcuni segnali positivi nelle località balneari, montane e lacuali. Concluso il lockdown, nei mesi di giugno e luglio le spiagge italiane sono state affollate nei soli week-end, soprattutto dai visitatori locali, mentre nei giorni feriali son rimaste quasi deserte – piccoli segnali che annunciano una lenta ma costante ripresa. C’è da dire che gran parte degli italiani sta riscoprendo la bellezza dei litorali nazionali vicino ai propri luoghi di residenza. Si cercherà di essere ottimisti per questo mese di agosto appena cominciato, da sempre scelto dalla maggior parte degli italiani per le vacanze, anche se consapevolmente il comparto turistico-balneare del 2020 non raggiungerà mai il fatturato degli anni precedenti in nessuna regione. Ma a beneficiare di una buona percentuale di visitatori del mercato interno sono le mete di montagna, consolidando un trend positivo e confermandosi meta ideale in questo periodo post-pandemico. Le tipiche attività montane come le passeggiate a piedi o in bicicletta, grazie agli spazi ampi, all’aperto e all’aria fresca e pulita, permettono di godere delle vacanze senza il rischio di assembramenti. I numeri sembrano viaggiare a gonfie vele anche nei laghi principali: il Garda si è risvegliato grazie all’apertura delle frontiere di due mesi fa con i paesi dell’Unione Europea, all’energia degli operatori e al desiderio degli italiani di esplorare mete non lontane da casa. È chiaro che la pandemia e la crisi economica non hanno affatto scalfito la voglia degli italiani di regalarsi momenti sereni e piacevoli dopo i mesi grigi del lockdown. Ma il desiderio di stare via e la voglia di evadere in compagnia di amici e familiari è sempre tanta nonostante permangano ancora molti vincoli, dove l’adattamento alla nuova situazione è diventata una condizione imprescindibile.

Marco Rinaldo

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